LEGGENDA DI S.
SILVESTRO PAPA
SCRITTA IN
LATINO DAL
BEATO JACOPO...
Jacobus : de Voragine, Luigi
Razzolimi
m
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LUGGEIVDA
. SILVESTRO PAPA
DU BEATO JACOPO DA VARAGIHE
OMVAB. LIIGI HAZIOLIKI
F i 11 E » Z E
1871
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A HEHOBABOB ONORANZA
DI LOREHZO FRESGOBALDI
PATRIZIO FlOnfiflTIHO
CHE OGGI ASCENDE NOVELLO PONTEFICE
LA GATTBDBA PIBSOLANA
QUESTA LEGGENDA DELL'AUREO SEGOLO
' NELL'UNIVERSALE rESTBGGUHBNTO DELLA SUA DIOCESI
IL 3AC. lUIGI RUZOLINI
PRIORE DI S. MARIA ALLA CANONICA
DEVOTAKENTB CONSACRA.
TMC DICRHBIIl ISTI.
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unoi BiiiDinii
Dcaidcmodo io di manifostvo cou qualche segpQO
esteriore la gioia vivÌBsima che seato nell' animo, e di
Eocoadnro k letizia nnÌTerBalo della DtogesiFieBolaiia
per r ingresso solenne del sno novello Padre e Pa-
store, mi studiava troraie un tema, ohe corrispondesse
in qualche maniera sii' altezza dell' avvenimento , e
che fesse altresì conformo al genero de' miei stadi.
B poiché in sì fauste occisioni 6 invalso 1' ubo di
mettere in luco qualclu.' iiitHlifa. si'i'ittura de! buou se-
colo della lingua per ;ivv;LntÉiggi;iM le umane lotterò,
anch'io ho divisato di seguire sì hella costumanza,
piottostochè, riprendere la cetra, ohe, da più anni la-
sciata da banda, or male risponderahbe con le trascu-
rate corde al piacer mio ed alla espettazione del leg-
gittOTÌ. Ben mi fn facile trovare A fittta scrittora
nella mia biblioteca. Vennemi a mano nn Codice del
Secolo XIV, tntt'oro per la lìngua, ohe tra le altre
cose contiene una Leggenda inedita dì S. Silvestro
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Papa', o questa mi sona risaluto di metterà m pub-
blico. Q un fcdolÌEBÌaie volgarizzamento dal latino del
B. Jacopo da Varatine dell'Ordine de' Predicatori ed
AtcìTescovo di Genova, autore di^l Lefrcrcndarm drs Snnti.
Se «i riguardi dal lat I 11 11
di gran mooiento, pi.'i'ijr'i:ii>^ :n [i<iiiiii m rui iu iii'lmili
ai beveva assai grosso in fatto di critica: ma se si con-
sideri dal lato della lingua ella b da tenersi m molta
antorilà, offrendo larga mosse di voci o di belle maniere
da arriccbire vie piCl il tesoro del patrio lingnag^o.
1! giacché or mi se n offre il destro , descriverò
in breve il mio Codice, che possougo per graziosa
cessione del mio ottimo amico L'av. Palaa-i SegreUrio
generalo delli R. Cumm V 1 d T n
fautore calJisaimo d
glitore di patrie niemune. uaesio prezicso cimelio 6
cartaceo, e dal modo della grafia b\ rileva esBcre stato
eciitto sul fine del secolo ttedmoquarto. L'ontiene l'i^van-
gelto volgarixzato di S, Giovanni, clie si dice quotidia-
namente alla Messa, Io Leggende di S. Giovanni Batista,
di S. Simone e Taddeo Apostoli, di S. Barnaba, di S.
ailvtìstro Papa, di h. Luca Evangelista, non che il
Simbolo volgariiinto di b. Atanasio ed alcuno brevi
Or z □ Lt L 11 ( lit t luella
1 oh.
M n 7z I 11 I B rti , ora
L ur r a ppi n R di; e
S. ailtestro. oha pubuiii» n Napoli il eli. Uioheie Meiga di
compisnli DiBniorii nel 18a9. la quale è tutt' alTatto diversa.
l'sltra di S. Barnaba fa messa in pubblico dal cb.
ZamBrini sopra un Cod. MsgUabeobìano hoIId CoUe-
none it Zeggenie Inerte in S voi., Bologm, iS55;
le altre scritture, secondo le ricercbe fatte, nii sem-
brano inedite. Nella guardia anteriore del Codice, dopo
alcuni paesi trascritti dalla Divina Commcdiii , ò il
nome doli' antico posBOssoro, cho fu un Marco di Ohe-
rardo dal Pania a Sicvc; c nella posteriore trovasi un
madrigaletto, tutto celeste candore, che qui mi piace
di pubblicare in grazia degli amatori delle Scritture
del buon secolo.
TsDla lame n'U iIbId, o Sipior mio^
eh' r 6on TcnnlD a le coll'inlellcllo;
Ma giiialo nel coapello
DeDa Im niDealaile
Più li noD posso andare.
lo
La inflntla grande:»
Pnisi In 'ngegno min.
> vorrei por lopcre
Qael ch'il di lii dalla lan Deiladf,
E per tertenso irere
DI le qiulche ra(ioDe;
Ha quelli voglia è Tralb , *
* Fnllo tgg. psr Vma, Di nmmm nmtittv, tninet alla
Penili più U è nuU«
Se non Iddio.
Adpnqna d mio diiio
Perchè cerca ragiono
IH quel die seniire la ed t mio IiioT
Tanto Inme m'ii dalo, o Signor mio.
Come Sa mio coBtnme nelle passate pabblicazioni
di Testi dì Lingua di ag^nngere in £ne uno Spoglio
delle Vod e Modi di dire o mnncaati al Vocabolario
della Crusca o non indegni di conaidcrozionc, così ìio
praticato in questa. Ha usata la maggior diligenza
per esser fedele alla genuina lezione del Codice, che
È assai corretto e scritto , per ciò cbc mi detta la
pratica, da un amannensa Eoreatino. Gradisci, □ gentil
lettore , queste poolie parole, obB ho creduto di pre-
mettere a quest'aurea Leg;genda, e tÌvì felice.
DI SANTO SILVESTRO
PAPA. E CONFESSORE
Silvestro ingenerato dalla madre cliiamata Giusta
per nomo o per futlu, e a:ii:iii!rs(raio da Cirino proto,
r albergLeriii de^li ^nùiiA li. Dio iumitmineufe operava.
Uno elio aveva nome Timotuo, cristiauissimo uomo,
fu ricevuto in ospizio da lui, il quale per la grande
petseguìzionc ' era schifato. Costui dopo l'anno rice-
vette il raortirio, predicando porfettamonte la fede del
nostro Signore C Salvatore Cristo Jcsu. Pensando
Tarquinio prefetto dì Roma che Timoteo abbondaEse
di molte ricchezze, dimandoUc a Silvestro, minaccian-
dolo della morto. Ma dacché ebbe saputo che Timoteo
non aveva avute queste ricchezze, comandò a Silvestro
che sacrificasse agl'iduli: e so non volesse, riceve-
rehbe l'altro dì varie generazioni di tormenti. Al quale
disse Silvestro: Stolto e matto, tu morrai in questa
notte, e riceverai tormento sanza fine; e; o %-uDgli ta
o no, Gonoacoraì clie è verace Iddio quello, che noi
adoriamo. K Silvestro fii mes.^o in prigione, e Tar-
qninio fu invitato a. una cena. E mang-iando egli, uno
' V. A. InvB«e di Ptrwttioae. Li Crusca ns adduca im
— 10 —
Osso di pesce g'h s awoiso nciia gola, che por ve-
p no n p nff 0 e
R così odia mcKzr, noUc mori e f,i povmo dia fossa
carce p
gan
era nel suo asnotto uomo aucoiico o risoicndento nel
panare, integro ucl corpo, santo nell'Opera, grande
in consiglio, cattolico nella fede, pazientissimo nella
speranza , aperto nella contade. Morto Melcluade ve-
Bcovo della cittì, di Soma. aiWeatro da latto il po-
polo. avTegmichQ molto controdicesso. fu fatto sommo
PonteSce de Cristi ani. uuesti aveva nna matricola.
loro Dccessifoùi. Qu.-sti o:-,lii,ó <■]>■:- iV.^,,? da digimiaro
li mcrcolcm c j vanerui e i sauato, e i giovedì fosse
guardato come la domemce: A, Cristiani green che di-
cevano eh era da gaardare il saldato più clie 1 gio-
vedì . rispose clic ciò non doveva farsi . c si percliè
dato degli Apostoli, e si percbà e loco si doveva avere
compassione della aepoltura del Signote e Salvatore
nostro Cristo Jesn. Ma ' e Greci dicevano ; Uno è il
> ' Tb1« {m elu, nella gitali, e ai IrovaoD nan pochi egamiil
nel Clssalc[, dai quali il tke 6 usnlo aenzu preposlitone eoa
Bgura pro[iTl& del Orecl e del Latini.
' DMtaeaze praticala dogli Aotictii , coms Corpom, Da-
'kara te Oggi è solo tu aso le Ttaipora.
' Plarale dsH'Actlcolo E! per II. Vedi in proponilo la dnl-
t[ulin& Sitpeit» iti Ch. Ifaitnmct alla Senttata delia erutta.
Fimtt, 1860, (fi 8.*
satiato della aepottura. il qnale è una volta 1 anno, -
e da digionare. Ai qnali disse il sommo ponteGce Sii-
TSBtra Becondamente: Che come ogni domenica h ador-
nata della gloria della resurrezione del nostro signore
e salvatore Cristo Jeau, cosi h ogni sabato delia se-
poltaca di Cristo Jcsa. Adunqne se al sauata assco-
tiscono. del giovedì fortemente coetenuono. affermando
che (questo di non si dchbe accompairearc colie so-
lennità de" (Jristiam. Ma il sommo pontehco tjilvostro
mastra la sua dignitii essere spezialmente tn tre cose:
la prima i che in questo di il E^ignore e Salvatore
nostro Cristo Jcsu n andò m cielo: la seconda ò per-
chè in questo di ordinò il sagramento del corpo e del
sangue suo. quando comanicò gli Apostoli suoi: la
terza è che in queste di è fatta la santa crisma della
Chiesa militante. E dotte questo cose il sommo pon-
tefice ìsnvoictro. liitte ic tiiriltitauini L'U acconsentirono.
M p n
nei, e nnclimsesi m ijuclio munte oiratto. Ma Costan-
tino imperadore di Boma, per la perBOcasione che egli
faceva come tiranno contro a Cristiani . degnamente
caude in una incurabile lebbra. Alfine per consiglio
do pontefici dcgl Moli furono menati tremila fanciulli
f I t ! I t,n e nel n
gno loro caldo. E uscendo fuori di-A palagio Coatan-
p 1 i
ili-i defaiiciuIH (■..:m.> ii,(:.>!,i:--> 1,-.:- n.,|ii-!iate,
farniido mi.-^cralnli- pirinfu, li v,.--..iid,) Cwliiutl^io im-
peradore ciò. incommcio a lagrimare. e comanuo che
stesse fermo il carro, e mzossi in piedi, e disse:
roari o molto altre pro-
i crudcltade? Cbè aiero
a de popou combaHeuu
ore 1 VIZI e i peccau è
citoro stato. E oUora colui, die Ò stato vincitore, ò
vinto, quando la cruuuitiiac vinco la nietatia. Ed im-
pefotò in questo assauo c nssuiimenio io voglio clie
EO noi BOlamonto ci lasceremo vincerò alla piotado. E
non sono sicuro ai guarire per io loro eanguo ; ma
bene aono aicuto, aa per me s ucctaoao. o gttarisca
10 0 no. di rimanere aervo di cmdeitade. Kd imperb
10 voglio rimanere servo e figliuolo delia misericordia
e pietade, ed a' fanciulli eia salvata la vita. Ed allora.
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— 13 —
comBudd olia a ciaBcuna dooDa fosso rcnduto i! suo
figlinolo. ÌB poi ritornò Costantino imperadore al suo
palazzo, e fece aprire i enei tesori, e fece d^re gran-
diadini doni e bellissime gioie n tutte lo madri di
quelli fascinili, ohe dovevano essere morti por lui;
accioccliè, come elleno erano venuto a Roma piangendo,
aspettando la morte de' loro figliuoli, così per contra-
rio tornasaono alle loro case cantando per li grondi
doni , che elle rìcovettono da Costantino imperadore.
B fa dato loro danari per ispcsc per tutta la vìa, e
rimandone in pace.
Adivcnno ' che la seguente notte apparve a Co-
stantino imperadore santo Piero e santo Pagolo, o
dissono: Fercliè tu avesti in aliominazione lo spat^i-
mento del sangue innocente, hcà il nostro Signore
e Salvatore Cristo Jesu mandati per dare a te consì-
glio di ricevere sonitade. Adunque fa' chiamare ÌL
sommo pontefice Silvestro , il quale sta nascoso nel
monte Siratto, ed egli ti mostrerii uno bagno, nel
quale, quando Cu ti sariiì messo tre volte, sarai cu-
rato da ogni iufcrmitìi dì lebbra. £ tu ne renderai
questo cambio al nostro Salvatore Cristo Jesn, che
tu disfaccia tutti i templi degl'idoli, e racconci le
chiese del nostro Signore Cristo Jesu, e da quinci in-
nanzi sìa fatto suo coltivatore.
E incontanente svegliandosi Costantino imperadore
mandò cavalieri per Io Bommo pontefice Silvestro. Ed
egli veggendoli, tosto credettesi andare al martirio,
' UbqIius iDth», cbs ttt, invoca di iien**, di cui puoi
vedere CKinpl nel Vocabatorlo.
BÌccliè raccomBndandosi al mio Signora e Salvatore
Ciisto Jean oonfortaTa aè e ì sooi compagni alU pna*
aione. Sanza pania venne a Costantino imperadore. Al
quale disse Costantino; Dell'essere tu il bene venuto
ci rallegriamo. E quegli disse : Pace a te o vittoria
ti sia amm io latrata dal ciclo. Allora Costantino im-
peradoro gli spiiinò la -visione!, clic avrvii avuta, c ili-
maiidollo clii fossero quelli iddi^i. ^ihp.- li-y rispoM:
Apostoli del nostro Signore (.'n.'-'n .li'i-ii ^'nm, i; non
iddei. Allora a dtmandagiooe di Costautiao imperadoro
il 'sommo pontefice Silvestro à si fece recare le im-
magini loro. Qnando lo 'mperadore le vide, inconta-
nente disse òhe colali erano enti , * clis apparvono a
lui. E T Bommo pontefice Silvestro l' ammaestrò della
fede del nostro Signore c Salvatore Cristo Jeso, e
imposoli il digiuno d'una settimana, ed ammonillo cho
fessone aperto tutte lo carceri. Ed cesocdo entrato
lo 'mperadore nell'acqua dui ^a;ilu b^ittcsimo, iiiai-avì-
glioMO splendore v'nppurvi; e cln.in ìim-, e roM u'iiscl
sanato o mondo: e afTermò Costantino impcradorc che
aveva veduto Cristo Jesiu El * primo di del ano bot-
teaimo diede questa legge; Che il Signore e Salva-
tore nostro Cristo Jesu fosse adorato come vorace Id-
dio da tutto il popolo nomano. Il seeoodo di diede
questa sentenzia : Clio se fo.ssc alcuno che bestem-
iniasso Cristo Jesu , fosse punito. 11 terzo di fece co-
mandamento che chi ofièndesse ad alcuno Cristiano,
' Parllelpio paauta dall'antico vinbo Sm p«[ Sturi.
Vcd[D» litri emafl dbI Vocabolario.
' VmII noia B piff. 10.
fosso pnvBio della motii ue suoi beni. 11 quarto
di ordino che cosi come Io mperadore è capo di
Roma , finsi il sommo Pontefice fosso capo ui tutti
unte
ingiurie. Il sl■^■■. ili ()i-iii[i'i (-Ufi ninno ilcDUa edificare
chiose dentro dallo mura ucua cutu di Roma Ganza
saa licoDzia. cioè del sommo FoDtefice. E 1 Bettuno
di ordinò che delle reali paueaaioni bi deblnno dare
le uecime per edificare le chiese. L ottavo di se ne
venne alia chiesa di santo Piero apostole Costantino
imperadoro, cu. acooneioasi dello sue coipe lamecte-
voimente : e poi tolse la marra por anaaro a fon-
e p le 1
Dappoi che EIcna madre ui Costantino imperadore.
la quale era in Betonia. ehbe udite queste nocelle,
per Bue lettere mandò lodando il figlinolo di ciò che
aveva fatto, cioè rinunziato agi idoli : ma duramente
il nprondò che egli abbi * lasciato lo Iddio degli
Ebrei . c adori ano uomo crocifisso per luuio. Rispose
Costantino impcradore alla maure che eila meni seco
mat 1 n C 1 d
per la vitenucvonj aisnutazioni^ lji i.-u'.ti.i:ii ;(i)iiLiriECa
la fe c C
D p
WaMiieei. Prospscio gintrait dt luit
di/iUM. Flratt. 1B&3. fag. 186.
_ 16 —
pcrai3oro meno ecco centoquaraniuno Gavissimi Ebrei,
tra 1 quoli ve ne aveva dodici, i qiiah erano rieplen-
dentL (li sapienm e di eloqueiizia sopra lutti gli altri.
Ed essendo ragUDoti insieme il sommo pontehce Sil-
vestro co SUOI chenC! c gli Giudei detti a disputare
insieme in presenzia del sagro Costantino impcradoro
di comune coosentimcnto di parlare . ordinarono due
gindia pagani, Eavissimi ed approvati uomini, ciò
foTono Cratone e ZeaoGlo, ai quali si diGnisse tutto
quello cbe si dovesse dire, E cotale seutenzia fn fer-
mata
tra loro . che parlando 1
uno non parli l' altro.
tino di loro
a parlare, cbe aveva
Abiatar.^o
disse. Con e
i dicano esser
tre Dei. cioè
Padre. Figlio. Spirito
i cbc fanno i
:^ontro alk legge, ohe
■\e h
uno solo Iddi
0 , e nou e altro Iddio
ae. ae egli dii
jooo che Cris
:to è Iddio perchè egli
fece molti miracoli, molti altri eziandio farona nella
nostra leg^ olie feciono miracoli e molti segni; e
impertanto non fnrono arditi di pigliare il nome della
Deitade come questo Gesil Cristo, il quale costoro
adorano. A queste cose nspose il sommo pontefice
Silvestro, e disse. Noi coltiviamo una Iddio, ma non
diciamo cLe egli sia m mata sohtmline, cbo edi non
avesse' gaudio di iìyi:i[' ic. E t ;i- nìi v.i'.Lri iibr: vi
possiamo mostrare i<l Il.niui iJl'jIo u-v. i\-i'^o\ì Chè
noi diciamo Padre colui, noi quan! uice il Profeta nel
Salmo; %li cLinmerà me: Tu sei il Padre mio. Fi-
gliuolo . del qaalc il Profeta dice : Tu sei il mio
Figliuolo. 10 oggi ti bo ingenerato. Diciamo essere
Spinto Santo , del quale dice quello medesimo : Dallo
Spinto delta bus bocca è ogni loro TÌrtik. Ancora ohe '
diBBS : Facfùomo l' uomo alla imagine e aimìlitudÌDa
□OEtra, manifestamente mostra la pluralità deUs per-
BODC, 0 della dìvinitade l'unitade. Chh avvegoaddiochì
sieno tre persone, egli i pertanto uno Iddio; U quel
cosa in alcuno modo possiamo mostrare per esemplo
Tisibile. E togliendo k porpore ' del sagro imperadore,
A ne fece tre pieglio, o disse; Ecco clie nel panno
sono tre pieglie, e pure uno è il panno; nel suo modo
le tré persone sono uno Iddio. Ma oÌÒ che tu di' ohe
Cristo Jesu non dee eBsere detto Iddio, eoa ciò sia
cosa che molli altri facessono miracoli e non fòssono
detti Iddei, ora attendi. Manifesta cosa è Iddio avere
puniti i superbi di crudele pena, come apparse di
Datan e Abìron e Saul e dì molti altri. Come di' dun-
que che Cristo Jesu non era Iddìo, il quale dice che
era Iddìo, nè per questo il puniia Iddio ? Ma quello
cte diceva, affermava per gli miracoli che cosi era.
Allora dissono i giudici ; Manifesto è che Abiatar ò
vinto da Silvestro; perocché qnesto ha ammaestrato
la ragione, che se Cristo Jesu non fosse Iddio ed egli
dicesse che fosse , essendo di ciO bngianlo , non po>
trebbe dare Vita ai morti. Allora fa rimosso Abiatar,
e venne il seconda alla battaglia, il quale era detto
Jona, e disse. Abraam ricevendo la ciictinoisione, da
' Questo th« siKniflca Quando, AlhreU, « media i'tuere
registrato Del Vocabolario,
' Sta laiecs di Pùrfùra, e con questa dgalnania si traiaiia
fiaqnentemotite esBiupl negli natlchi: eoil pura dicasi di
Tarlori pei Tertert.
— 18 —
Dio /ne giuatiBcato , c tutti i figliuoli d Abroam per
la circancisioue sono giustiiìcati. Adunque clu non è
cirainciBO , non o giustificato, A questo rispose il
sommo pontefice Silvfpstrn. e disse. Manife^a cosa è
elio Abraam fi: pniisa triiisM. e prima pumr.e a Dio
cilo %li i c r u 11 ni nt la
circuncisionoi la fede e la giustizia il foce piacere tt
Dio. Non eblie adanqoe la circunoisione in aanttSoa-
2ione, ma in dicemimento dalle altro g^nti. Sicché
Tinto costai, venne n terzo cbiamato Godolias, e
iisao coal. Como può essere Iddio questo vostro Cri-
sto, con CIO Eia cosa clie voi affermate che fosso nato,
tentato e preso, spogliato, legato, abbeverato di fiele,
morto e seppellito. cli5 tutte queste cose non possono
OKsi^rc in Dio".- Hispo.^c a qucstn ii eommo ponteCce
t 1 r li tu llr E pr de t itte i e t
cose furono profetate di Cristo jcsu. Chh del suo na-
scimento disse Isaia profeta: Ecco la Vergine conce-
peti e partond il figlinolo. Del tentamento disse
Zaccaria: Io viddi Jesu grande Bucoidoto staro dinanzi
ali angelo . e Satanas stava alla sua mano destra.
Del tradimento dico il Salmo : Quello cbo mangerà
il pane mio . sopra di me map^niflco il tradimento. E
dello spogliamento il balmista: Divisero le Testimenfa
mio. e sopra lo vestimeata mie misero la sorte. Dello
abbeverare del heie dice il eapientisaimo feaiamonc :
E nella mia sete m ablieverarono d aoeto. Del lega-
mento diBse Esdra: Voi mi legante non come padre,
òhe VI liberal della terra d l'^^ritto delle mani del re
Faraone. Del ano crocifiggimento dico qncllo medesimo:
Voi nmiliaste me, e impiccandomi in sul legno mi
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— 19 —
tradista. Della sua sepoltara dice leremia profeta:
Nella sepoltura sua e resurrezione sdb risDciteraiiiiO
molti morti. Non avendo dunqoe Oodolìae che rispon-
dere, data la sentenzia, fa rìmoBSO. Venne aduui^uo il
quarto cLiamato Amasi, e diase. Qaelle coso cko fu-
rono dette di altri, Silvestro dice che furono detto
del suo Cristo : onde bisogna elio egli pruovi qiiosto
cose essere state dette del suo Cristo. B il sonuno
ponteGco Silvestro disse. Trovamene tu un altro ohe
una verg'ìne il concepesse , clie fosse pasdnto di fiele
e incoronato di spine, preso, crotùfisso, morto o sop-
pellito, e che il terzo i& rìsoBcìtasse, e andato poi in
. delo sedesse dalla destra del Padre. Allora il sagro
imperadore: Vinto è, se non dà nn altro. G non po-
tendo colui dò fare fu rimosso, e venne un altro,
ciò fa Doot, 0 disse. Se questo Cristo è del seroe di
David cosi nato, o nascendo 6 fatto figliuolo di Dio,
pcrocchò nucquG santificato; dunque per essere un'al-
tra volta EantiGcato, non debbo essere battezzato. A
questo rispose il sommo pontefice Silvestro , e disse
cosi. Siccome la circundaione ebbe fine nella circon-
ddone di Cristo Jesa, cosi il battesimo. nostro elibe
cominciamcnto di santificazione nel battesimo del no-
stro Salvatore Cristo Jcsu. Non fu dunque battezzato
per OSBOro santificato , mn per santificare f^li filtri.
Tacendo Doet, disse Costantino imperadore. Non ta-
cerebbe Doet, se avesse che dire contro a loro. Allora
ai levò l'altro, che aveva nome Cusi, e disse. Noi
vorremmo che questo Silvestro d spianasse lo cagioni
di questo parto virginale. Disse il sommo pontefice
Silvestro. La terra, di che Adamo fu formato dal ma-
— 20 —
gnifioo e grande Iddio onnipotente, era incorrotta e
vergine; perchè non era ancora aperta a Lcre sangue
d'uomo, e non aveva ricevuta la terra la makdiztone
delle spino, e non aveva ancora sopoltura do' morti,
e non era ancora stata data a mangiare al Eerpeute.
Convonne dunque che della vergine Maria fosse fatto
un altro Adamo, acciò che , coma il serpente aveva
vinto colai clie era aatò dalla terra vergine, cosi
fesse vinto da colui che era nato da una vergine:
e quegli che fu vincitore d'Adamo, fu fatto tentatore
del ncBtro Signore e Salvatore Cristo Jesu nel deserto,
acciò che quegli che aveva vinto Adamo mangìantc,
fosso vinto da Cristo Josu digiunante. Vinto costui,
venne il settimo; ciò fu Ikniamin, e disse. Come può
essere il vostro rristo figliuolo di Dio, il quale
potè essere funtaio diil diavolo, the ora fu costretto
nella fame faro delle pietre pane, e fu condotto ov-
vero levato in altezza del tempio, acciò che fosse
condotto ad adotore il diavolof Disse il sommo Pon<
tefice Silvestro : Se '1 diavolo fu perii vincitore, por-
ch'egli fu udito da Adamo mangiante, manifesta cosa
è che fu vinto pei'chò c' fu spregiato da Cristo Jesu
digiunante. Ma noi confessiamo ehu il nostro Signoro
e Salvatore Cristo Jcsii non fu tentato corno Iddio,
ma come uomo; o fu ttntafo l;j vulte per levare da
noi tutte le tentazioni, i: iici ihtc. a uoi la forma di
vivere, Chè spesso volto interviene clic dopo la vit-
toria della Bstinenzia seguisce la tentazione della va-
nagloria, e all'appetito di signoria e di eccellenzia
s' unisce la tentazione di vanagloria ; però dunque di
queste cose i vinto il diavolo da Cristo Jean , acciò
) anollo RDTìc
I. jnaniicBia c
— 32 —
geoita innaQEÌ ad ogni creatura. Sempie fu la virtù,
come dice la Santa Scrìttant: Io era partorita prima
dì tatti i colli; non erano ancora uadte faori la fonti.
Con ciò eia cosa che il Padre mai non sia auto ' eanza
parola e sapienza 0 virtù, come pensi tu che gli fosso
dal tempo quella nome venuto? Rimosso costui, venne
il nono; ciò fu Jubal, e disse. Manifesta cosa è clie
Iddio non danna il matrimonio, e non gli maladisse
mai ; perchè dnnque negate voi cho Cristo nascesBO
di matrimonio, lo qnale Cristo voi adorate, m non
perchè pare che voi intenebriate il matrimonio? An-
cora come può essere tentato colai ohe è potente? E
come patire qnegli ohe è virtade? B come morire quc*
gli che è vita? Alla perline tn se' costretto di diro
che siano due figliuoli; l'uno che '1 Padre ing'Cneroe,
l'altro cho la Vergine ìogeneroc. ' Ancora come puote
essere che patisca l' uomo , il quale procedette sanza
danno di quella persona , dalla quale procedette ? A
questo rispose il sommo pontefice Silvestro, o disse.
Noi non diciamo che Cristo Jesu sia nato dì vergine
per dannare il matrimonio, ma accetUamo ragionevol-
mente le cagioni del parto virg^aalo, e non intene-
briamo il matrimonio, ma per questo dire rodomiamo;
imperocché questa vergine, della quale nacque Cristo
Jcsu , fu nata di matrimonio. E tentato Cristo Jesu
per vincere tutte Io tentazioni del diavolo, patisco per
sottometterò tutto lo passioni, muore poi- distruggere
' Vodi la Nola precedente a p^is- 11,
Fu. Fut. Morti. Ptrtarii. te.
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10 'mperìo ddla morte. Il figliuolo di Dio si è uno
in Cristo, il quale siccome yeramente A Sgliaolo dì
Dìo ÌDTisibile, colli ì visibile Cristo JasD. Adunqao è
invisibile in ciò cbo egli 6 Iddio, ed è visibile in ciò
cbo egli h uomo. Ma cbe possa patire l'uomo assunto
sanzB la passione di colui clie lo assume, si può mo*
strare por esemplo. E potcmo ' porre l'esemplo della
presento porpore reale, k quale manifesto è cb'ella
fue lana; e questa lana tinta dì sangue iogoneroo
colore di porpore, e quando ella fuo tenuta nelle dita
e torta nel filo, cbe era quello ohs ero torto, ero egli
11 òoloia della reale dignitade, o era la lana? Dun-
que alla lana è assomigliato l'aomo, e al colore della
porpore è assomigliato Iddio ; la qual cosa fu insieme
colla passione, patendo nella santa croce; ma in ninna
cosa si sottomise alla passioQC. Poi si levò il decimo;
ciò fu Tarai , e disse. Non mi piace questo esemplo ,
imperoccbò il colore ò torto insieme colla lana. Al
quale couLradiccndo tutti , il sommo pontefice Silve-
stro disse. Togli dunque questo altro esemplo. L' al~
bero ebo ba in sè Io splendere del sole, quando egli
i tagliato, bene in sè riceve la percosse, ma lo splen-
dore non ha danno dal taglio: in qneato modo patendo
l'amanitade, la divinità non fa sottoposta a nulla pas-
siono. Allora si levò rnndecimo; ciò fu Sileone, e
disse. Se gli profeti profetarono queste cose del tuo
' Gioì pvtlamv. QuMla i duinen^a primitiva del verbo
Ptitn, Bitcebè 1 padri di noitra lingua aolevana lermiiinro
lo itu le prima psrsoDa del piatile dell' iadicaliro nel verbi
dfllU Beconda Mnlogulone, chs oggi flollcono 1d fang.
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uriaco. noi vorremmo sapere le cagioni di uinio scbei
nimonto e passione e marte, uisse u sommo pontefic
Silvestro. Cristo Jesu nostro Signore e'Salvatore Bit
e
r esaltare
piccato 11
di Dio per esaudire li prieirlii de'euoi fedeli. Dicendo
queue genti, hi u sagro imperaaorc, come i umaei,
ad. UDO animo dicdono loaa ai sommo pontefice aiive-
Btro. Allora ii daodecimo. ciò fa Zanrim.- moito inde-
gnaio disse. Io mi maraviglio molto di voi. sapien-
■ vocg Mitica laTcca di stìiirM. vtains etmpi ubi vd-
- iditmuino iDTsca di Btiuietio. e mu mko ira*Mi Kt-
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tÌEsimi giudici, che voi crediate olle parole dubbiose,
e ncnsintc clic roniiiiiol.i'iil.ii Idiliii ,:\ iw,n iii!iiiir<!!;lure
ì. mentre che questo n
Qente miao uoo grande mnggtiiD, e BCbizzatoii gli oc-
elli di capo, cadde morto. Alleni tutti i Oiudn grida-
rono fortemente, e fecero assalto contro a Silvestro.
Ai quali disse il sommo pontefice Silvestro: Egli non
disse il nome di Dìo, ma nominò il nome del diavolo
pessimo. La qual casa si mostra che Cristo Jesu non
solumouto fae i morti vìvi, ma ancora risacita i morti:
potocehè potere necidere e non fare vivo b cosa Tana,
con ciò sia cosa che questo possono &re * e leoni e
' VocB reEolare dell'utlco lerlN St/tnrt. Nei ptiml
tempi della lloga* gli Krltlorl li «tudianoo di ridurre tatti
' Vedi 1& noli a ftg. 10.
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serpenti o le fiere salvatidie, Oaàe ài Dio 6 scritto:
10 ucciderà, e io farò vivere. Se vuole dunque ohe io
creda che egli non dicesse nome del diavolo, ma quello
di Dìo, dicalo un'altra volta, e &ccia vivo quello
toro morto. Che «e egli il poi} uooidere, ma non ren-
dere alla YÌta, sanza dubhio non nomina il noma di
Dio vivo, ma del demonio. Allora dissero i 'Giudei:
Se di Dio è scritto che egli fa de' marti vivi, se Za-
brim, il quale uccise per lo nome dello iddio suo, non
potrà rendere vita, certa cosa e elio non chiamò il nome
di Dio vivo, ma il numi: del di^iiiuiiio, ;il quale s'appar-
tiene d'uccidere a non di ajiv vif:i E eon ciò fosse
cosa che Zahrim fosse costretto da' Giudei di faro ri-
sncitare il toro, disse : Io non passo, ma se Silvestro
11 rìsnoita in nome di Jean. Galileo , tutti noi crede-
remo in Ini; che se potesse volare con penne, non lo
potrebbe fare, Sicchà tutti i Giudei promisono di cre-
dere , se Silvestro potrà risucitare il toro nel nome
di Jesu. Allora il sommo pontefice Silvestro, fatta
l'orazione, so n'ondi all'orecchio del toro, e con
chiara lioce ' disGe: 0 nomo dì maladizìone e di morte,
osci fuori pB? comandamento del Signore e Salvatore
nostro Cristo Jesu , nel cui nome è detto a te toro :
Leva 8u, e con tutta mansuetudine vattene alla greg-
gia tua. Incontanente si levò il toro, e con fatta man-
stietadine si ^sxjà. Allora la reina con tnttì ì Giodet,
i giudid e tutti gli altri si convertirono alla fede del
nostro Signore e Maestro Cristo Jesn.
' ?irola antiquata p«c Teet, la quale però vira totlora nU
llMtro contado.
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E dopo alquanti di vennono i pontefici degl'idoli
& CostantiQO imporodorc, o dissono. Sagro imperadoro,
Hnppi chi quello craiidc drasrono elio è nella fossn.
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1 p J 1 E li d d
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per la virtù di Cristo Jcsu. gU risposo, il forò rimi-
nole da ogni danneggiamento. E gli ponte&ci promet-
tono credere nella fède di Criato Jesu. se ciò si fa.
B stando il Btanmo pontefice SìlTCStro in orazione, ap-
parreli santo Piero, e disse: Scenderai sicuro al dra-
gone, ta e dne preti, che sono t«Co. B quando ia sa-
rai giunto a Ini . parlali m questo modo : Il Signore
e Salvatore nostro Cristo Jesu. nato di vergine, cro-
cifisso e morto e eeppellito. il quale resurressi e siede
dalla destra parte di Dio. onde verrà al finale di a
giudicare i vivi e morti . Ei manda a te comandando
cbo tu Satanas l'aspetti qui in questo luosro. infino a
tanto che effli verrà. E la bocoa Eua le^berai con uno
Blo. e con uno aoallo. che alihk segno di croce, il sug-
gellerai. Poscia ne verrete fuori, e verrete sani e salvi
alla mensa, e mangerete il pane, che io v'ard appa-
recchiato. Discese 'adunque il sommo pontefice Silve-
stro con ì due preti nella fossa per centocinquanta
gradi, portando seco due lantcruo. Allora disse al dra-
gone le predette parole, e la sua bocca, che stridea e
zufolava, legoe, siccome comandamento gli era stato
ciato d;i .'ianlo Pietro. E tonioo Ru.so , e Irovoa due
majjlii , clic erano venuti loro dietro per vedere , se
Silvestro andasse insino al dragone , e per lo puzzo
erano tramortiti. Ma il sommo pontefice Silvestro nel
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nome di Cristo Jeen gli rimenò bbiiì e bqItì , i quali
bì CDiiTertirono ìncoittaiieDte -con infinita moltìtudise.
SiccLI i Romani furono liberati da due morti, cioè
dal coltiTomcnto degl'idoli e dal Tclcno del dragone.
E ficalmcnto oppresEacdosì il sommo pontofioo Silvc-
Btro alla passata di questa prCBcato vita , e andando
all'altra vita perpetua, di tre coso ammonì il clieri'
cato: la prima clie èglino u'avessono amore insieme,
la eeonda cLo governaasono bene le cbicso, la terza
clia guardaBBODO le greggia da' morsi do' lupi. Dappoi
queste COBO egli bì riposù nel Signore felicemente circa
gli anni'del Signore trecento venti.
Costantino imperadore vedendosi guanto della leb-
bra, e veduto il sommo pontefice Silvestro avere con-
fusi e vinti que dodici . che crauo iena ammaestrati
nella leggo ebraica . colle loro scritturo medesime
e co miracoh del toro e molte altre cose, e conoscendo
il sacro Jiii|)rr;i(iiuc inreto era per virtù divina,
disse al KocmiD ]jor.Lei:('(i Silvestro che montasse in
su n uno palafreno bianco , tutto covertato di drappo
a oro , cbe era quivi apparecchiato al suo palazzo. B
il sacro imperadore pose la' mano al freno, e per tutta
Roma col popolo insieme gli andò a piè a destra, o
gridando : Viva lo Papa de Cristiani. B dappoi fatta
questa cirmiunia per tutta Roma, tornarono al palazzo
del sacro imperadoro, e quivi presono rinfrOBCamcntO-
E Costantino disse al sommo puntoflce Silvestro: Non
istà bene in una citta {franile e !iiagii;i. ciiin i! que=fn
di Roma, dno signori, cioi^ lo spintnale e 1 li>mpo-
rale. Io ti lascio qui m Roma a governare lo spiri-
tuale e a crescere e aggrandire la eanta Cbiesa: o per
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questo fare, dono alla Chiesa tutto il reame della Pu-
glia , e Bimilmcntc tutta In Macca , o '1 Ducato e '1
Patrimonio e tutta la Romagna. E da molti altri im-
peradori vegnenti dopo Costantino farono queste cin-
que provincÌB confermata alla santa madre Ecclesia.
E> dipoi Costantino imperadore se n' andò in Costan-
tinopoli ad abitare per iatanzia, e fccesi porro in s'nno
cavallo di lironzo, e Bimìlmonte lui di bronzo, in au la
cupola della cbieea di santa Sofia con una spada in
mano, minacoiando in verso gl'iafedeli. E oggidì per
negjigenzia de' Cristiani l'hanno presa. Deo gratiat.
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TAVOLA.
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